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1. PIANETA MARTE
di Gianni Viola

Marte è uno dei 9 pianeti conosciuti del Sistema Solare ed il quarto contando dal Sole, avendo, nell'ordine: Mercurio, Venere, Terra e Marte.
Marte dista dal Sole mediamente 228 milioni di km (la Terra 149,6 milioni di km) e percorre una intera orbita in quasi due anni terrestri (687 giorni). Il periodo di rotazione è leggermente superiore a quello della Terra.
Questo pianeta ha rappresentato da sempre un enigma per la scienza e, negli ultimi tre secoli, è stato osservato con l'ausilio di varie strumentazioni ottiche, mentre in precedenza l'osservazione era stata affidata solo all'occhio nudo.
Fu conosciuto sin dai tempi antichi, insieme ai pianeti Mercurio, Venere, Giove e Saturno, gli altri essendo stati scoperti (o ri-scoperti!) solo successivamente: Herschel scoprì Urano nel 1781 attraverso l'osservazione; Le Verrier scoprì Nettuno nel 1846, calcolando le perturbazioni di Urano; Lowell, grande studioso dei "canali" di Marte, nei primi anni del '900, calcolò la posizione di Plutone, poi scoperto nel 1930 da C.W. Tombaugh.
Si diceva più sopra che potrebbe essersi trattato non di scoperte, bensì di riscoperte. In effetti, pare che i Sumeri, cosi come anche altri popoli, fossero a conoscenza "almeno" dei pianeti del Sistema Solare attualmente conosciuti dalla scienza terrestre. Alcuni studiosi sostengono inoltre che, nei tempi antichi, alcuni popoli erano a conoscenza di altri pianeti oltre quelli in atto annoverati nell'ambito del Sistema Solare.
In un'epoca remota fu osservata in Cina una "congiunzione" della Luna con i pianeti Marte, Giove, Saturno e Mercurio.
Si era ai tempi dell'imperatore Hoang-Ti nell'anno 2441 a.C. I cinesi chiamavano Marte "l'astro rosso" o la "luce sfavillante".
In India era chiamato Angaraka (carbone ardente) e "Lohitanga" (corpo rosso) e gli era attribuita un'influenza malefica.
In Arabia era considerato come un guerriero celeste sempre in atto di colpire gli uomini con le sue infallibili lance.
Gli Egizi lo chiamavano "Harmakhis" ed in Persia la denominazione era "Pahlavani Siphir", vale a dire il "guerriero celeste".
Presso i Caldei riceveva il nome di "Nergal" ed era considerato il sommo eroe, dio delle battaglie e della morte.
Nel 1845 l'archeologo Henry Layard scoprì la leggendaria città di Ninive nei pressi di Mossul (Iraq attuale), città dimenticata per 2400 anni sotto strati di terra, diventati colline. La maggiore scoperta riguardò la sua vastissima biblioteca di tavolette che costituivano veri e propri libri di cui molti erano dedicati agli astri. Un'intera opera era dedicata alle osservazioni di Marte. L'anno di compilazione era calcolato intorno al 1700 a.C. Il "libro di Marte" risultò facente parte di un'opera più vasta denominata "Osservazioni di Bel". Si tratta delle più dirette osservazioni di Marte di cui si abbia notizia relativamente al periodo antico.
È noto che gli osservatori usati dai Caldei erano templi costituiti da grandi torri con enormi gradini per consentire agli dei di scendere fra i mortali. Il maggiore di questi monumenti fu eretto in Babilonia ed è noto con il nome di "Torre di Babele" (il vero nome era Etenemanki). Fu distrutta nel 3.450 a.C. ed era alta 90 metri. Da lassù i sacerdoti Caldei seguirono il cammino del pianeta Marte.
I Greci lo chiamarono "Ares" e questo nome era in relazione con l'aspetto di fiamma palpitante che il pianeta spesso emana quando si trova prossimo alla linea d'orizzonte, allo stesso modo delle stelle.
[Aristarco di Samo] Nel IV secolo a.C. Aristarco di Samo ipotizzò la presenza del Sole al centro di un sistema in cui la Terra era posta tra Venere e Marte, con i tre pianeti nuotanti attorno al Sole.
Nell'anno 357 a.C., secondo i computi di Keplero, il filosofo Aristotele vide la Luna passare sotto Marte, in realtà osservò un'occultazione di Marte da parte della Luna.
"Ares" divenne il "Mars" dei Latini e a lui era dedicato il mese di marzo (il primo del calendario romano) e si riteneva padre di Romolo, il mitico fondatore di Roma. Marte era anche il dio nazionale dei Romani e, a tal proposito, lo scrittore Tito Livio riferiva che "quello romano era il più possente degli imperi, dopo di quello del cielo (...) il popolo romano... afferma che il padre suo, il padre dell'impero, non è altri che Marte" (Tito Livio, "Ab urbe condita", Libro I). Sembra perciò ragionevole pensare che, se i Romani immaginassero un inizio dell'attività di Marte all'epoca della fondazione di Roma, ciò poteva significare che essi trasmettevano una tradizione secondo cui la città latina avrebbe cominciato ad esistere durante una generazione testimone di qualche grande evento relativo a Marte (pianeta) che, attualmente, noi non conosciamo.
[Nicolò Copernico] [Johannes Keplero] Prima dell'invenzione del cannocchiale lo studio di Marte restò confinato a pure speculazioni filosofiche che cessarono con la scoperta della stampa e l'affermazione dell'idea eliocentrica, espressa nel 1543 dall'abate polacco Nicolò Copernico (1473-1543).
L'astronomo tedesco Johannes Keplero (1571-1630) accettò ed ampliò il sistema copernicano, perfezionandolo attraverso lo studio del movimento di Marte e tramite quest'ultimo gli fu possibile scoprire le leggi del moto dei pianeti, cioè la meccanica celeste.
Copernico aveva predetto che l'invenzione del cannocchiale astronomico, già prospettata nel XVI secolo, avrebbe permesso di studiare i pianeti. Seppure nessuno abbia mai scritto la storia di quest'importante strumento, è certo che esso fu concepito allorquando furono note le leggi della rifrazione.
[Zacharias Jansen] [Galileo Galilei] Secondo P. Borel, autore di un'opera comparsa nel 1660 ("De vero telescope inventore"), il cannocchiale sarebbe stato inventato per caso nel 1590 da due figli d'un fabbricante d'occhiali di Middlebourg (Germania), tale Zacharias Jansen. Altre fonti citano come inventore del cannocchiale, il signor Jan Lepperskey, di professione occhialaio.
Il primo uomo a studiare il cielo con il cannocchiale fu senz'altro Galileo Galilei che nel 1610, all'età di 46 anni, ne costruì un modello personale, oggi conservato presso l'Accademia di Firenze. Egli osservò Marte e si accorse che il pianeta non sembrava perfettamente rotondo. Realizzò questa osservazione in una lettera del 30 dicembre 1610 inviata a Benedetto Castelli, un benedettino professore di matematica a Pisa, suo discepolo.
[Francesco Fontana] Ad ogni modo le prime osservazioni di cui si ha notizia furono compiute dall'italiano Francesco Fontana (1580-1656). Questo studioso si definì l'inventore del cannocchiale (e del microscopio) che avrebbe realizzato nel 1608 (e il microscopio nel 1618). Nel 1632 realizzò il primo disegno di Marte, invero una macchia informe circondata da un cerchio. Nel 1636 infine costruì un modello perfezionato di cannocchiale. Scoprì il moto di rotazione di Marte e pubblicò i propri lavori nel 1655.
Studi di un certo rilievo furono condotti anche da due gesuiti, Zucchi nel 1640 e Daniele Bartoli nel 1644.
[Evelio] [Cristiano Huygens] L'astronomo Evelio (Johannes Hevelius), che a suo tempo aveva inciso la prima carta lunare, si rese conto di dover rinunciare alla raffigurazione di Marte poiché il suo cannocchiale non gli consentiva di vedere dettagli significativi.
L'astronomo olandese Cristiano Huygens (1609-1695) costruì, con mezzi propri, un cannocchiale attraverso cui riuscì a distinguere sul pianeta dei veri e propri contrasti luminosi. Huygens osservò che alcune parti scure non occupavano sempre lo stesso posto: essi si muovevano da ovest verso est. Ne dedusse che il pianeta ruotava su se stesso, secondo un ciclo che assomigliava a quello terrestre. Di conseguenza Marte conosce la successione dei giorni e delle notti. In una nota del suo diario dell'1 dicembre 1659 troviamo scritto: "Debet Martis conversio fieri spatio circiter diurno, sive 24 horarum nostrarum quemadmodum item Telluris" (La rotazione di Marte sembra cambiare, come quella della Terra, in 24 ore). Eseguì quello che è ritenuto il più antico disegno che rappresentasse un aspetto definito della superficie di Marte. Inoltre un disegno del 1672 è considerato il primo che mostri chiaramente la cappa polare meridionale di Marte.
[Giandomenico Cassini] L'astronomo Giandomenico Cassini (1625-1712), dopo essersi a lungo interessato alle comete, si occupò a fondo del pianeta Marte con un "cannocchiale da 25 palmi" (circa 7 metri). Con questo strumento riuscì ad individuare delle successioni di macchie le quali costituiscono una sequenza sufficientemente caratteristica per confermare le iniziali ipotesi di Huygens sui tempi di rotazione di Marte. Un lungo periodo di studio condusse Cassini a ritenere che Marte girasse su se stesso in 24 ore e 40 minuti. La durata reale supererà solo di un minuto quella calcolata dallo studioso bolognese. I risultati ottenuti da Cassini furono riportati sullo "Journal de Savants" del 31 maggio 1666.
Un centinaio d'anni più tardi, verso la fine del Settecento, fu osservato che l'asse di rotazione di Marte presentava un valore molto vicino a quello della Terra, il che fece intuire che Marte doveva possedere quattro stagioni come il nostro pianeta. Da questo momento sarà comune parlare della possibilità di vita sul Pianeta Rosso e Marte diventerà il rompicapo della scienza "ortodossa", un enigma irrisolto, ma solo a livello ufficiale, anche dopo l'inizio dell'era spaziale.
[William Herschel] Nuove interessanti osservazioni furono operate negli anni 1777, 1779, 1781 e 1783 (anni di opposizione di Marte) dallo studioso William Herschel che utilizzò i nuovi e più potenti telescopi personalmente costruiti. I suoi lavori apparvero sull'organo "Philosophical transactions" (1781-1784) e fra i molti titoli abbiamo: "Sulla configurazione delle regioni polari del pianeta Marte, l'inclinazione del suo asse, la posizione dei suoi poli e la sua apparenza sferoidale, con alcuni accenni relativi al suo diametro reale ed all'atmosfera."
I trattati di Herschel sono i più importanti prima degli studi condotti dai vari ricercatori nel XIX secolo e vennero a suo tempo considerati delle vere pietre miliari, scalzate solo dalle successive scoperte del 1879.
[Johann Hieronymus Schroeter] [Wilhem Beer] [Johann Heinrich von Madler] Tra il 1785 e il 1802 (anni di opposizione di Marte) furono operate alcune osservazioni da Johann Hieronymus Schroeter che aveva personalmente costruito un osservatorio a Lilienthal, presso Brema. Pare che questo studioso sia stato il primo ad usare il termine "areografia" (da Ares: Marte) corrispettivo del termine "geografia" (da Gea: Terra). Nell'osservatorio astronomico funzionante presso il Tìergarten di Berlino operava Wilhem Beer, fratello del compositore Giacomo Meyerbeer, il quale, in collaborazione con Johann Heinrich von Madler, stilò una carta della Luna (1834) ed una di Marte. Quest'ultima però era notevolmente inferiore a quella della Luna, tuttavia rappresentava il primo tentativo di riunire in un solo quadro tutte le informazioni sulla morfologia di Marte fino a quel momento acquisite.
[Padre Angelo Secchi] [William Rutter Dawes] [Richard Anthony Proctor] In questo periodo altri studiosi si occuparono di Marte: F. Kaiser in Olanda, Sir Joseph Norman Lockyer in Inghilterra, Dominique Francois Arengo in Francia e Padre Angelo Secchi (della Specola Vaticana) in Italia. Quest'ultimo in particolare è il primo studioso ad aver accennato ai "canali" di Marte (poi "ripresi" da Schiapparelli e Lowell nel 1877).
Nel 1864, altro anno di opposizione di Marte, il pianeta fu osservato dal rev. William Rutter Dawes (che operava nell'osservatorio Hopefield di Haddenham nel Buckinghamshire).
Nel 1867 fu pubblicata, per merito di un altro astronomo inglese, Richard Anthony Proctor, "la prima mappa di Marte" completa dei nomi di alcune particolarità rilevate sulla sua superficie.
[Tycho Brahe] [Giovanni Virgilio Schiapparelli] Proctor fu il primo ad attribuire alle caratteristiche della superficie di Marte (come già era stato fatto per la Luna) i nomi di famosi studiosi del pianeta: Keplero, Tycho Brahe, Madler, Cassini ed Herschel.
L'astronomo italiano Giovanni Virgilio Schiapparelli elaborò la "prima toponomastica di Marte" accettata universalmente. Il primo lavoro di mappatura operato da Schiaparelli riportava già 62 caratteristiche importanti. Le aree più chiare che Proctor aveva chiamato "terre o continenti" venivano ora denominate da Schiaparelli con i nomi di Paesi veri o mitici della Terra: Arabia, Syria, Arcadia, Utopia, ecc. Le aree più scure erano denominate tramite nomi marini: Mare Tyrrhenum, Aurorae Sinus, Aonis Sinus, Margaritifer Sinus, ecc.
Alla fine del XIX secolo gli studiosi ebbero finalmente a disposizione strumenti ottici sufficientemente potenti da poter distinguere qualche elemento rilevante sulla superficie del pianeta ed i primi elementi notevoli osservati furono i famosi "canali" (1877), da alcuni ritenuti artificiali, oltre ad una serie di fenomeni luminosi (1886) rilevati fino ai nostri giorni (1976) (Williams R. Corliss, "The Moon anf the Planets, A Catalog of astronomical anomalies", Published and distributed by "The sourcebook Project", Glenn Arm, MD, USA, 1985).
In relazione all'aumentato potere risolutivo delle osservazioni telescopiche furono rilevati inoltre due satelliti di Marte, successivamente denominati Phobos e Deimos (1877).
Da questo momento in poi compariranno molti lavori riguardanti il pianeta Marte. Già due anni dopo le importanti osservazioni operate da Schiaparelli (nel 1877) comparve in Germania il libro "Marte, una seconda Terra" del prof. J.H. Schmich di Colonia, climatologo. Nel 1892 il celebre astronomo francese Flammarion pubblicò l'enorme trattato "Il pianeta Marte e le sue condizioni di abitabilità" e sei anni più tardi realizzò un mappamondo di Marte, allora reperibile nelle librerie, insieme ai mappamondi della Terra.
[Percival Lowell] Un sostenitore della teoria secondo cui Marte sarebbe un pianeta abitato fu Percival Lowell che nel 1895 pubblicò un libro intitolato "Marte". Nello stesso periodo lo scrittore Otto Dross pubblicò in Austria (1901) il libro "Marte, un mondo in lotta per la sopravvivenza", in sintonia con la teoria che vedeva i "marziani" impegnati in una dura contesa, con la natura, volti a conservare, al minimo, le condizioni di vivibilità del pianeta, tramite l'utilizzo della poca acqua ivi esistente.
Nel 1902 M. A. Mercier organizzò un congresso "sul pianeta Marte" che si tenne presso il Municipio della città di Orléans (Francia). Durante il congresso venne proposto di trovare un modo per comunicare con il pianeta Marte, ma tutto finì nel nulla dal momento che non si trovò una tecnica adeguata per poter raggiungere lo scopo.

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