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di Gianni Viola

ESISTONO GLI EXTRATERRESTRI?
di Elio Sindoni

Il Sindoni si chiede se "siamo soli nello spazio? E risponde "Nessuno attualmente è in grado di dare una risposta definitiva." (1)
Poi specifica sul SETI: "...consiste nel puntare verso lo spazio enormi radiotelescopi, accordati per rilevare certi determinati campi di frequenza nella speranza di ricevere un segnale che possa essere collegato alla presenza di esseri intelligenti, abitatori di qualche lontano pianeta." (2)
Poi ancora: "...nel sistema solare solo su un pianeta, la Terra, è nata la vita e su un altro, Marte, potrebbe esser nata in passato o nascere in futuro..." (3). Per la stessa ragione tiene in considerazione "...l'esplorazione del pianeta Marte, dove potrebbero essere rinvenute tracce di vita passata." (4)
In altra parte del libro, però, l'Autore precisa che: "Quello che senza alcun dubbio non si troverà sarà la presenza di esseri come noi. Non resterà allora che cercarli, se veramente si crede che ci siano e se si ha la volontà di venire in contatto con essi, 'al di fuori' (il vigolettato non è nostro) del Sistema solare. L'attuale tecnologia, però, basata su razzi a combustibile chimico, non offre alcuna possibilità di successo." (5)

Spostandosi su un altro corpo celeste, ci dà notizia che "...la sonda Voyager ha individuato metano su Titano, (ovvero) che vi è praticamente la certezza di vita extraterrestre. Ma con ciò intendiamo vita, non civiltà del tipo della nostra o, almeno, esseri autocoscienti come noi siamo". (6) Come dire, che la paura è sempre presente...
Poi fa anche una profezia e afferma che "Per almeno un secolo dimentichiamoci di poter andare di persona a cercare l'extraterrestre. La "caccia a ET" ha scelto altre vie: la ricerca di tracce di vita sui pianeti del sistema solare (...)". (7)
Non poteva mancare l'ovvio riferimento alla "storia di Marte", scritta dai "vincitori" (di quelli, cioè, che dal 1877 combattono con tutte le armi - sleali - la vera ricerca, condotta altrimenti con il rispetto dei principi scientifici...).
Infatti, egli afferma che "Su Marte sono stati scritti fiumi di pagine di fantascienza, specialmente da quando, nel 1877, trovandosi il pianeta molto prossimo alla Terra, in uno dei periodici avvicinamenti, Giovanni Schiaparelli (1835-1910), direttore dell'Osservatorio astronomico di Milano, ha individuato una fitta rete di canali, collegati dalle macchie scure, che egli interpretò come mari." (8)

È inutile qui rifare tutta la tiritera sui "canali" che il Sindoni (in linea con la scienza canonica), ovviamente, rifà, pari pari, per evidente soddisfazione di coloro i quali, Marte deve restare sempre - e necessariamente - un mistero.
Difatti, pur accennando alle missioni spaziali Viking, (dimenticandosi della non meno importante, Mariner 9), dice che questa ha tolto il velo di mistero sui canali, facendoci vedere che non sono canali, e ciò è vero; ma non è vero, come dice, che "qualche mistero c'è ancora".
È vero, invece, che tutti i misteri ancora rimasti in piedi, sono tali nella mente di chi non ha inteso studiare i dati provenienti dalle esplorazioni spaziali.

Il Sindoni giunge alfine a confessarsi, sentite: "Lo scopo delle sonde Viking non era certo di far visita ai marziani, che ormai restano confinati in qualche vecchio libro di fantascienza, bensì di saggiare il suolo del pianeta per vedere se contenesse composti che potessero essere indice di qualche forma di vita." (9)
Poi, del tutto ignaro, dei "veri" risultati degli esperimenti biologici, sentite cosa dice: "I campioni di suolo esaminati, estratti alla profondità di alcuni centimetri, non hanno mostrato presenza di vita biologica, ma tracce che possano far pensare a fiumi prosciugati". Più in là, aggiunge: "C'è il sospetto che qualche forma di vita possa celarsi in strati più interni del pianeta".
Auguri... Inutile far risaltare ciò che i lettori avranno già compreso fin troppo chiaramente: la sua disamina è un crescendo di dati non desunti da alcuna sperimentazione, di dati forniti senza la citazione delle fonti di origine e di considerazioni prive di base scientifica...

Alla fine, preso dall'entusiasmo, si lancia in un'affermazione che ha dell'incredibile e dice: "Appurato che una vita intelligente non è possibile, al di fuori della Terra, 'nel' Sistema solare, la ricerca si è rivolta 'al di fuori' di tale sistema, ed è iniziata una vera e propria 'caccia' ai pianeti extrasolari". (10)

Il Sindoni giunge perfino a "fare le scarpe" a Metrodoro (330-277 a.C.), scolaro e amico di Epicuro, il quale così si esprimeva: "Considerare che la Terra sia il solo mondo abitato in uno spazio infinito è cosa tanto assurda quanto il ritenere che in un intero campo seminato a miglio germini un solo granello".
E pure al filosofo romano Tito Lucrezio Caro (ca. 98-54 a.C.) il quale diceva: "La natura non è qualcosa che esiste solo nel mondo sensibile ("ovvero, nel mondo che i nostri limitati sensi, possono percepire" n.d.r.); dobbiamo aver fede nel credere che in altre regioni dello spazio esistano altre Terre, abitate da altre genti e altri animali".

Sentite ora le argomentazioni di Sindoni, nel tentativo di confutare la portata intellettuale delle affermazioni testé citate: "Ma queste cosmologie greche non erano completamente basate sull'astronomia scientifica o sull'osservazione sperimentale: tutto era giustificato, piuttosto, da teorie filosofiche, soggette, quindi, al più ampio dibattito e dissenso". (11)

Di fronte a tali parole si rimane sbigottiti.
Dunque i filosofi greci, in assenza di strumentazioni ottiche, in assenza di dati di rilevazioni satellitari, in assenza di strumenti di elaborazione (computer e quant'altro), addirittura, in assenza del "concetto" e del "prodotto" fotografico, erano giunti a quelle arditissime ipotesi, così ben congegnate e ancor meglio espresse; oggi quei studiosi ricevono una critica tanto inconsistente, con l'accusa di non seguire una "astronomia scientifica" e di non utilizzare "osservazioni sperimentali", da parte di coloro i quali, da quasi mezzo secolo non si sono degnati di dar corso ad vero studio scientifico dei pianeti, utilizzando "l'unico" materiale utile allo scopo, ovvero i dati delle rilevazioni satellitari che, proprio con riferimento al pianeta Marte, "hanno dimostrato, oltre ogni ragionevole dubbio, che la vita intelligente lassù, vi esiste in forme evidentissime e soprattutto rilevabili dai nostri mezzi di esplorazione".

Il Sindoni, ad un certo punto descrive l'evoluzione della comunità scientifica. Sentite: "La possibilità che esistessero esseri extraterrestri continuava a rimanere oggetto di discussione, anche da parte degli scienziati, che tuttavia divenivano sempre più scettici: alla fine dell'Ottocento molti si erano ormai convinti della solitudine dell'uomo nel Cosmo". (12)
Da queste parole emerge una totale inconsapevolezza di quale sia il compito della scienza.

La scienza non deve cercare certezze, mentre deve offrire dati certi. I dati certi non sono certezze, ma dati in progressione, posti come superamento dei precedenti e che, a loro volta, saranno superati dai successivi.
Ma non è finita ancora...

Il Sindoni dice che "Tra il 1892 e il 1893, più di cento persone pubblicarono articoli riguardanti il pianeta Marte, dibattendo la eventuale presenza di vita intelligente." E di questo, lui ovviamente, si dimostra dispiaciuto.
Il nostro Autore, pur non avendo cognizione di come si conduca uno studio di ricerca riguardante la presenza di vita intelligente su un pianeta (intendo dire, qui, su un pianeta del sistema solare), si lancia in una "cronistoria ragionata" di quello che, secondo il suo parere, avrebbe rappresentato l'inarrestabile declino dell'idea della presenza di vita intelligente su Marte.
Dopo aver dato il là, del duro colpo inferto alla "leggenda dei canali di Marte", durata più di trent'anni e conclusasi con l'offensiva di Antoniadi che, nel 1910 dimostrò che i canali non esistevano (perché erano delle illusioni ottiche), ci dice anche quale fu l'intelligente verdetto della scienza. Sentite: "niente canali, niente marziani, solo un pianeta interessante ma inabitabile". (13)
Dire che ci troviamo in una situazione paradossale, è dire poco...
Ma il bello deve ancora venire.

L'aver dimostrato che i canali erano una illusione ottica, non avrebbe autorizzato nessuno a dire nulla di nulla, circa la presenza di vita intelligente su Marte, poiché un'analisi ravvicinata di Marte (nel 1910), non era ancora possibile, dal momento che solo oltre 50 anni dopo fu possibile avvicinare Marte con i satelliti artificiali.

Il Sindoni non si meraviglia ma, anzi, approva il comportamento degli "astronomi del Novecento" (come li chiama lui) che "hanno cominciato a guardare con maggior interesse al di là del Sistema Solare", addirittura "al di là della nostra Galassia", e finanche "ai confini dell'Universo".
Sarebbe come abitare a Roma, non avere cognizione della città, non sapersi orientare, ma ingegnarsi a studiare possibili città esistenti chissà dove e chissà come...
Di questo, il Sindoni ne fa anche un elogio. Sentite: "...non si sono più lanciati in appassionate battaglie sull'esistenza degli extraterrestri, lasciando il problema alla fantasia di scrittori e artisti".
Come dire, che "loro" sono persone serie e che non si occuperebbero mai di tali faccenduole, meglio beccarsi le "sole" della NASA che produce falsi ad uso e consumo proprio di tali posizioni antiscientifiche.

Dunque. Anziché meravigliasi perché i ricercatori non "ricercano" e si beano delle conclusioni che, per loro conto, la NASA e altri enti spaziali o di ricerca, offrono all'"adorazione dei fedeli", il Sindoni ne elogia il comportamento; addirittura ponendo quest'ultimo sotto un alone di benevola e positiva comprensione.

Un altro punto molto importante è che gli scienziati "scettici", hanno avuto ed hanno tutti una forte passione per la fantascienza.
Inutile aggiungere che chi scrive ne ha avuto da sempre invece una fortissima antipatia.
A parte qualche riga (letta quasi per imposizione di amici che mi offrivano tali orrende letture), non ho mai letto un romanzo di fantascienza, considerando la faccenda solo una perdita di tempo.
Il Sindoni invece, dice, con una certa sicumera, "Credo che nessuno di noi possa dire di non aver mai letto un romanzo o un racconto di fantascienza".
Certo varrebbe la pena chiedere ad uno psicologo il perché della connessione fra il gusto della fantascienza e la corrispettiva ignoranza della scienza (intesa, qui, come metodo scientifico sperimentale).

Riguardo il problema degli ufo, posto che non è un "mio" problema, non desidero argomentare le tesi esposte dal Sindoni, semplicemente mi preme riportare entro termini di civiltà la sua allusione alla circostanza secondo la quale gli ufo si farebbero vedere solo dai creduloni e non dagli astronomi che potrebbero invece "dare testimonianza certa della loro presenza".
Per quanto io ne sappia di testimonianze in tal senso, ve ne sarebbero moltissime, ma questo argomento, ripeto, non è il mio terreno, e non mi ci avventuro. Altri sono competenti in tale materia e credo che risponderebbero meglio, al posto mio.

Note:
1. "Esistono gli extraterrestri?", p. 7.
2. Ibidem, p. 8.
3. Ibidem, p. 31.
4. Ibidem, p. 8.
5. Ibidem, p. 40.
6. Ibidem, p. 9.
7. Ibidem, p. 41.
8. Ibidem, p. 41.
9. Ibidem, p. 42.
10. Ibidem, p. 47.
11. Ibidem, p. 61.
12. Ibidem, p. 72.
13. Ibidem, p. 75.

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