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PIANETA MARTE...

 
1.1.4.9.3.
L'ORIGINE DEI "CANALI" FLUVIALI

di Gianni Viola
 

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1.1.4.9.2. La scoperta dei "canali" di origine fluviale »

In un eccezionale documento prodotto dalla NASA si afferma che: "Un fluido è sempre necessario? Andiamo a vedere l'evidenza e decideremo. Le più lunghe fra queste strutture fluviali sono i lunghi canali. Queste vaste strutture sinuose si estendono per tremende distanze e tagliano profondamente la superficie marziana. Il loro interno dimostra di essere il risultato di un processo erosivo. Su Marte, alle scale viste dalle fotografie orbitali, i canali si dimostrano in un certo senso come quelli terrestri, in ogni caso sono 5-10 volte più larghi. Per analogia possiamo capire che Marte fu percorso da alluvioni di ampiezza molto più grandi rispetto a quelle visibili sulla Terra in epoche molto antiche." ("Mission to Mars", trasmessa in traduzione italiana da Tele+3).
Lo stesso documento ci riporta le posizioni di alcuni investigatori, i quali posero l'attenzione sulla similarità fra gli ostacoli che si trovano nei lunghi canali marziani e le strutture trovate nelle aree più secche del nostro mondo, l'altopiano peruviano. Si afferma in particolare che: "Gli ostacoli prima citati sono ostacoli affusolati. Nell'altopiano del Perù queste lunghe colline chiamate 'yardangs' sono scolpite in forme molto affusolate dai persistenti e fortissimi venti. Sotto queste condizioni le colline tendono a disegnare delle vere e proprie forme seguendo la direzione del vento. Altri esempi di questo processo si possono ritrovare nel deserto del Gobi ed in Egitto. Però nessuna di queste aree ha strutture che possano ricordare i lunghi canali marziani."
Ci si chiede anche se altri processi possano essere stati la causa della formazione dei canali. Ci si domanda se si possa ipotizzare che un'altra combinazione di processi possa aver compiuto questo lavoro. Ad esempio se prendiamo in esame l'origine geologica della Valles Marineris, inizialmente ritenuta un prodotto dell'erosione dell'acqua, bisogna affermare che "successive considerazioni hanno prodotto la teoria che, sebbene fosse potuta essere ingrandita dall'azione dell'acqua, la Valles Marineris fosse originariamente prodotta da movimenti tettonici della cresta del pianeta". (Albert Ducrocq, opera citata).
Altri investigatori (che non accettano la tesi dei ricercatori che parlano di diluvi) ammettono che "l'acqua effettivamente è la sostanza che più facilmente abbia scavato questi canali su Marte", ma divergono sul modo in cui questo scavo sarebbe avvenuto, esprimendo la seguente posizione: "Essi dichiarano che fiumi di ghiaccio tagliarono i canali marziani e fanno delle comparazioni con l'era glaciale del Pleistocene. Strutture come rocce affusolate e depositi sedimentari affusolati chiamati 'drumlins' sono consistenti con l'erosione glaciale. I canali di Marte possono occasionalmente esibire simili morfologie, ma hanno anche delle strutture affusolate più consistenti con una viscosità di fluido vicina più all'acqua che al ghiaccio. Né la viscosità né il grado di turbolenza fu studiato mediante immagini ad alta risoluzione del Viking Orbiter. In ogni caso altri ricercatori hanno parlato della possibilità che fluidi esotici abbiano potuto scavare i canali. Liquidi organici chimici e il diossido di carbonio liquido sopra menzionato." (David Pieri, opera citata).
Si può dunque affermare che le immagini inviate dalla sonda "Mariner 9" e la maggiore copertura effettuata dagli orbiter "Viking", hanno rivelato che nel passato di Marte è esistita acqua allo stato liquido, in grandi quantità e ovviamente l'esistenza dell'acqua presuppone il relativo interagire di diverse condizioni di pressione e temperatura.
L'analisi di una serie di bacini delle regioni equatoriali fa intuire l'esistenza, un tempo, di mari su Marte e già da oltre vent'anni si ammette l'esistenza di antichi fiumi. L'ipotesi che considera l'acqua un agente importante nel passato di Marte si è progressivamente diffusa e consolidata.
Si sostiene che "Marte e la Terra sono i soli pianeti conosciuti dove l'acqua si mosse sotto forma di ciclo dinamico, dalle sue riserve nell'oceano fino alle piogge, ai fiumi che scorrevano e di nuovo al mare". (David Pieri, astronomo della "Cornell University").


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1.2. Struttura aerobiologica »

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