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libri di Gianni Viola

LA VERITÀ SULLA FINE DELL'U.R.S.S.

 
di Gianni Viola
Prospettiva Editrice
pagg. 216 - 22 foto b/n - € 14,00
Per ordinare: www.ibs.it

 

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CAP. I - I CANNONI DI ELTSIN - 1. Mosca come Santiago del Cile »
Cap. II - LA "FARSA" DEI DISSIDENTI - 1. Il convegno "Ucraina: una nazione negata" »
Cap. II - LA "FARSA" DEI DISSIDENTI - 2. Un dissidente su commissione: Bohdan Rebryk »
Cap. II - LA "FARSA" DEI DISSIDENTI - 3. Prima regola di un dissidente: mentire »

POSTAFAZIONE:

Queste pagine di rigorosa documentazione storica fanno luce su verità molto poco compatibili con la mentalità di moltissima gente cresciuta nella sudditanza di un potere, che da diciassette secoli si prende gioco dell'umanità. Ma non è questo il tema centrale del mio intervento. Intanto ringrazio Gianni Viola dell'opportunità che mi dà di esprimere sinteticamente ciò che a mio avviso ha rappresentato l'esperimento sovietico nello stato di salute universale della nostra specie, che è da tempo in crescente rischio di "suicidio-estinzione" per saturazione di conflittualità sociale e di scompenso ecologico.
Prima di entrare nel vivo della questione devo premettere le linee essenziali del mio pensiero perché solo in rapporto a questo le mie valutazioni possono essere recepite nella loro autenticità e possibilmente condivise.

Ufficialmente sin dal 1979 sono il padre di una nuova filosofia e della versione naturalistica della sociologia, cui ho dato la denominazione di "biologia (del) sociale". Si tratta di un sistema di pensiero che, come suggeriscono le stesse parole, assume come centro motore dell'esistenza e della storia, la biologia intesa nel doppio senso di fenomenologia organica della vita e di potenzialità vitale. Pertanto, si riallaccia di fatto, anche senza farne espresso riferimento, all'evoluzionismo, con o senza Darwin, inteso come modo di divenire e di essere della vita reale dell'uomo reale.
La biologia (del) sociale, infatti, svolge tutta la propria attività di ricerca conoscitiva e di elaborazione nell'àmbito della specie come unico universo concreto dell'uomo. Ne consegue che gli unici problemi, che l'uomo ha interesse di risolvere, sono quelli del suo quotidiano, problemi che non sono né pochi né facili. Infatti, il quotidiano è simile ad una retta, che è infinita! Tutto il resto è demandato alle scienze specifiche ed accademiche.
"Biologia del sociale" sta anche per "biologia applicata al sociale" (che è l'universo umano) e non va confusa né con teorie su base biologica come la biologia culturale di Gino Raya, che fondò la sua teoria sulla sola fame (famismo) e la sociobiologia di Wilson, che sostiene tesi totalmente incompatibili con la logica biosociale.
Il filo conduttore della scienza biosociale è la "pulsione esistenziale" ad "emergere" (etimologicamente equivalente di "ex-sistere") dalla Vita potenziale. (Cfr. l'ilozoismo e il pensiero di Ermete Trismegisto). Bergson parlava di "slancio vitale". È un apriori che assumo come dato di fatto e punto di partenza. Lo distinguo in cinque momenti, che chiamo costanti: bisogno di assumere sostanze energetiche - ovvero di mangiare - al fine di alimentare il medium psicosomatico, detto corpo od organismo, e quindi di "esserci"; bisogno di rassicuranza affettiva (contro la paura del diverso, dell'ignoto e della morte); bisogno di trascendersi creando valori e proiezioni nei posteri (per non morire); bisogno di autoidentificarsi, via via nel proprio corpo, negli affetti e nei valori (per essere "se stesso" come identità autosufficiente); bisogno di scaricare lo stress attraverso l'orgasmo sessuale (Reich) in un sentimento composito, in cui si ritrova l'affettività, la "fame della specie" e la possibilità di farla vivere nel tempo.
La risposta alle costanti - determinata anche dalle attitudini innate (Dna) e dall'ambiente (inteso in senso globale: dall'influenza sull'età evolutiva, con possibili effetti ipnotico-catechistici, alla vita vissuta) - dà luogo alle infinite varianti ovvero alla fenomenologia esistenziale propriamente detta e ai costumi (dalla religiosità -come risposta al bisogno di rassicuranza affettiva, che sarà sfruttata dagli stregoni di sempre a fine di dominio - alla conflittualità come scontro di risposte incompatibili).
Mentre l'animalità risponde alla pulsione della fame con la predazione (del regno animale e/o del regno vegetale) e alle sollecitazioni dell'ambiente (difesa di sé, della prole, della preda e dell'habitat) con una specie di intelligenza inconscia (automatismo istintivo), solo la specie umana è aperta all'autoconsapevolezza, al pensiero astratto, alla conoscenza, alla ragione e, infine, all'etica. La specie umana si compie attraverso la storia (gestazione storica) ma non si evolve in maniera lineare, come dire dal meno verso il più ma, anche per effetto ambientale, produce bio-etnie, civiltà ed individui variamente evoluti per livello e per composizione.
"L'uomo nasce animale e come tale si comporta inizialmente". Con il maturare della ragione (filo conduttore dell'intelligenza conscia) si fa "animale ragionevole" ma non nel senso aristotelico bensì solo nel senso di "animale che ragiona come tale". Io lo chiamo "antropozoo": una mistura - o miscela - di istinto predatorio e di ragione, che ne fa, si direbbe, una specie a sé stante. L'antropozoo traspone la predazione primitiva in modalità antropologiche sempre più surrettizie e sofisticate: è comunque il soggetto vivente più terrificante, più terribile e più temibile. La cronaca quotidiana ci dice che nulla di mostruoso è estraneo all'antropozoo, che possiamo ritrovare anche in un soggetto elegante, forbito, carico di tecnologia e di scienza. (La stessa cronaca ci parla di matricidi ed infanticidi, i cui autori hanno l'aspetto rassicurante di brava gente!) Da notare che "in uno stesso soggetto possiamo avere l'animale che ragiona e cenni dell'uomo 'compiuto'", il che rende difficile la valutazione dell'agente e la spiegazione dei suoi crimini.
Mentre possiamo parlare di natura predefinita in rapporto alle varie specie animali, non lo possiamo per la nostra specie, che è in fieri: perciò diciamo che "ogni soggetto è quello che diventa" in rapporto al proprio gruppo bio-etnico e al livello di evoluzione. Il parametro di riferimento dell'evoluzione della nostra specie non è la ragione, che caratterizza l'infanzia dell'uomo né la tecnologia e la scienza che ne caratterizzano l'adolescenza ma ancora un sentimento (o "meccanismo inconscio"), che io ho individuato nella "bioempatia" o "consonanza bioaffettiva" che impedisce all'individuo di nuocere ai propri simili ma, al contrario, lo induce a prenderne le difese sostituendo all'agonismo predatorio il mutuo soccorso senza per questo rinunciare al proprio naturale egoismo (che è anzitutto istinto di legittima autodifesa, e guai se non ci fosse!).

Quello che si chiama capitalismo - e poi liberismo - altro non è che "predazionismo". In termini storici è guerra di conquista e di espansione, esercizio del potere come strumento di dominio, colonialismo, imperialismo... Se il predazionismo nasce dalla razionalizzazione dell'istinto animale e dà luogo alla lunghissima "adolescenza antropozoica", solo l'etica compie il percorso del soggetto-uomo estendendo l'autoidentificazione (quarta costante) al proprio simile, di fatto, e, potenzialmente, all'universo vivente.
L'epilogo del predazionismo antropozoico (capitalismo-liberismo) è l'estinzione della specie per "aborto storico". L'alternativa al capitalismo nasce, anche inconsapevolmente, da due sentimenti complementari: dalla rivendicazione dei propri diritti naturali (che sono l'espressione giuridica della risposta alle costanti) e del bisogno di liberare i propri simili dall'illimitata e illimitatamente variegata violenza antropozoica. Tale alternativa è il socialismo.
"La storia è possibilità". Diviene per propulsione dei più forti, nel bene e nel male ("dinamica elitaria"). Perciò, l'evoluzione della specie umana è solo una possibilità problematica: infatti, gli antropozoi (predatori umani) più potenti la possono bloccare fino al possibile "suicidio". Solo il socialismo, se giungerà in tempo, potrà salvare la specie umana da una forma di "estinzione tragica" (che può essere una guerra nucleare o una successione di pandemie indotte assieme alla rabbia della natura sistematicamente aggredita e dissestata). In questi termini "il socialismo è una necessità biologica".
Il socialismo consiste nel sostituire il "privato predatore" (oggi detto imprenditore: non parliamo dei piccoli esercenti), come motore di una collettività organizzata in Stato, con lo Stato stesso, come potere pubblico al di sopra delle parti, unico possibile organizzatore del lavoro produttivo di beni e di servizi secondo il fabbisogno in modo da consentire a tutti di usufruire dei benefici della civiltà secondo equità e bisogno. Con il socialismo è possibile il vero Stato di diritto contro l'attuale Stato di estrazione medioevale e la vera economia secondo l'etimologia di "amministrazione della casa" e, per estensione di una comunità nazionale contro l'attuale pseudo economia, che è "predonomia" (artescienza della predazione surrettizia).
Questi sono alcuni accenni di linee essenziali della mia creatura, la biologia del sociale, che, a mio avviso, costituisce una vera e propria svolta epocale nell'attuale caos delle lingue, causato ad arte, da antropozoi, carichi di ragione e di scienza ma totalmente "anempatici" - ovvero privi di sintonia bioaffettiva - e quindi capaci di tutto pur di conservare beni e potere, il "corrispettivo predatorio" del bisogno, della povertà e della difficoltà esistenziale della maggior parte delle masse umane.
Il socialismo realizza in pieno la trilogia aurea del 1789 "libertà-fraternità-uguaglianza". Solo il socialismo consente all'umanità di evolversi fino alla compiutezza empatica e di rispondere in maniera piena ed armonica ai cinque momenti della pulsione esistenziale. Ecco perché la Rivoluzione d'Ottobre, in quanto esperimento socialista su larga scala, era una terapia d'urto utile a salvare una specie umana già segnata da gravi patologie antropozoiche con possibile esito drammatico. Ma era inevitabile che anche all'interno di tale esperimento degli antropozoi, falsi socialisti, giocassero la loro carta predatoria.
A questo punto è utile chiarire, a scanso di malintesi, che io sono solo un uomo di scienza, ovvero che non ho partito e che mi si può considerare un "cane sciolto" a tutti gli effetti. Solo come tale sono convinto che il crollo dell'Unione Sovietica, avvenuto per l'effetto combinato dell'antropozoismo interno e di quello esterno (vedi complotto Woityla-Reagan: una vera intesa antisovietica in difesa della peggiore reazione politica, perpetrata anche in nome di Dio) - così bene descritto da Gianni Viola in questo libro - è una delle maggiori rovine di tutta la storia. Solo come tale ho sempre guardato all'Urss con simpatia critica e come tale continuo a rimpiangerla e non certo per fedeltà a nessun Marx, che ammiro profondamente ma nella cui lotta di classi non trova certamente riscontro la teoria elitaria del divenire storico.

Un giorno, un tale Gorbaciov, forse anche terrorizzato dalla (immaginaria) "guerra stellare", minacciata dal supercapitalista criminale, antropozoo Reagan, decise di spezzare il circolo vizioso della corsa agli armamenti, attuando una moratoria unilaterale. Io - come molti altri - lo ammirai e, quando costui cominciò a lanciare la "perestrojka" (ricostruzione) e la "glasnost" (trasparenza), credetti che l'Unione Sovietica sarebbe rinata davvero acquistando l'unica identità socialista che le si addiceva. Quando il progressivo precipitare della situazione verso il peggio mi fece capire ciò che effettivamente stava avvenendo, gli indirizzai una dettagliata " lettera aperta", contenuta in un libro (edito nel 1991 da Nova Cultura Editrice di Rovigo) sotto il titolo Perestrojka: ricostruzione o capitolazione...? con ampia prefazione del marxista Roberto Zanetti. La lettera, ovviamente rimasta senza risposta (anche quando sarà spedita per raccomandata all'indirizzo giusto di Mosca) contiene un rapido excursus dell'esperimento sovietico ed elenca una serie di possibili conseguenze funeste, che si sono verificate puntualmente, come:
  • la convalida dei partiti comunisti, che hanno rinnegata la propria identità;
  • la rimessa in discussione di settant'anni di storia sovietica e della validità della Rivoluzione d'Ottobre;
  • l'incremento della conflittualità etnica e razziale;
  • la decadenza della cultura classica russa;
  • la colonizzazione capitalista dell'Unione Sovietica.
Dalla caduta dell'impianto sovietico - unico polo antagonista del sistema antropozoico-capitalista - il mondo è andato progressivamente peggiorando e il fatto più preoccupante è che la voce socialista si fa sempre più fievole fino a scomparire sotto il caos di una destra vera e di una sedicente sinistra, che spesso si somigliano fino a sovrapporsi e che agitano una molteplicità di problemi senza trovarne mai la vera soluzione perché ignorano, quando non anche offendono, il solo pensiero che può dare le risposte di cui si ha bisogno.
Sulla quarta pagina del detto libro scrivevo tra l'altro: "Questa 'lettera aperta' (...) è di fatto rivolta a quanti hanno a cuore il destino del mondo, di cui il socialismo può essere la sola ancora di salvezza. Questo non può essere considerato (...) come una delle tante teorie politiche, nate (...) dalla presunzione (...) di concorrere a fare il mondo a propria personale immagine e somiglianza. (...) Il socialismo è il modo di essere 'adulto' del genere umano in un'età evoluzionale e tecnologica, in cui ogni altro modo concorre all'estinzione della specie. (...) La perestrojka (...) rimette in discussione proprio ciò che dovrebbe salvare il mondo: il socialismo scientifico."

La ricerca storica non è mai fine a se stessa. Quella di Gianni Viola, di cui alle pagine di questo libro, è la denuncia documentata di uno dei più grandi crimini dell'antropozoismo contro la specie umana. Solo avendo cognizione di come l'età intermedia (quella antropozoica, appunto) della specie umana sia il maggiore attentato alla crescita della specie umana stessa, si può comprendere l'enorme importanza del socialismo come scienza risolutiva della civiltà. La biologia del sociale è una chiave di lettura del comportamento del singolo individuo e della storia: per questo ho voluto premetterne un accenno essenziale alla valutazione della fragorosa rovina dell'enorme edificio sovietico davanti ai grugni divertiti di antropozoi come un capo spaccone della Casa Bianca ed un autocrate polacco del Vaticano e di quelli che in atto occupano il potere pubblico del nostro Paese e non sanno il male che si fanno.

Scrivevo nel detto libro:

"Con l'avvento della perestrojka, filiazione oggettiva dell'imperialismo statunitense, l'Onu è risultata essere al servizio del più forte e l'Istituto Nobel ha consolidato la propria funzione di promotrice capitalista scambiando la lotta per la pace per l'acquiescenza alla politica di potenza planetaria degli Usa. (...) I premiati di questa categoria degli ultimi anni (Sadat, Walesa, Saharov et similia) si distinguono per i servizi resi alla Casa Bianca. Non poteva mancare il nome di Gorbaciov! (...) I soli beneficiari della 'perestrojka' sono i più forti (per esempio, le multinazionali) secondo la legge della giungla capitalista. (...) L'Urss (che nel 1929 aveva già abolito gli uffici di collocamento, non avendone più bisogno) ha già chiesto alla Cee l'accoglienza di un primo contingente di neo-disoccupati sovietici, e pare che circa venti milioni scalpitino dalla voglia di raggiungere il nostro paradiso. (...) I paesi capitalisti producono ed esportano disoccupazione al pari della delinquenza e l'Urss, territorio estesissimo quanto ricco di materie prime e di manodopera, farà la stessa cosa nella misura in cui si darà in pasto ai pescecani del capitale. (...) la situazione dell'intero Pianeta non peggiorerà solo per questo. Il peggio della 'perestrojka' sta in ciò che sfugge alla percezione immediata delle masse: sta nel fatto che il capitalismo, già guerra sui generis per se stessa, perde un valido termine di contrapposizione e di contenimento; che il processo verso la criminocrazia e la pandistruzione, proprio del capitalismo, riceve dalla 'perestrojka' stessa una legittimazione verso l'epilogo."

L'epilogo è la fine della storia per crescente incapacità di coesistenza e crescente rigetto ecologico. Ovviamente i tempi di una specie non sono quelli di un individuo, ma i prodromi sono evidenti per chi sa osservare. La fine dell'Unione Sovietica ha accelerato il processo clinico di una crescente insufficienza socio-vitale della nostra specie. Dovrei essere contento di essere stato facile profeta? Sinceramente non lo sono.

Acireale, 19 marzo 2010
Carmelo R. Viola

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